giovedì 1 maggio 2014

1 Maggio, festa del lavoro: perché si celebra e perché ha senso continuare a celebrarla.

Certamente, la domanda che oggi ascolteremo più frequentemente è: “che senso ha celebrare la festa del lavoro oggi, che la disoccupazione affligge la maggior parte delle famiglie?”.
Probabilmente, quindi, risalire alle radici di questa festa può regalare ad ognuno di noi l’entusiasmo verso un valore che si considera ormai perduto.

La Festa del lavoro o Festa dei lavoratori, viene celebrata in molti Paesi del mondo per ricordare l'impegno del movimento sindacale ed i traguardi raggiunti dai lavoratori in campo economico e sociale. In particolare, si ricordano le battaglie per il diritto all'orario di lavoro quotidiano fissato in otto ore.

La data del 1 maggio è stata scelta per commemorare i gravi incidenti accaduti nei primi giorni di maggio del 1886 a Chicago, conosciuti come rivolta di Haymarket. Il 3 maggio, i lavoratori di Chicago in sciopero si ritrovarono all'ingresso della fabbrica di macchine agricole McCormick. La polizia, chiamata a reprimere l'assembramento, sparò sui manifestanti, uccidendone due e ferendone diversi altri. Per protestare contro la brutalità delle forze dell'ordine gli anarchici locali organizzarono una manifestazione da tenersi nell'Haymarket Square, la piazza che normalmente ospitava il mercato delle macchine agricole. Ma il 4 maggio la polizia tornò a sparare sui manifestanti provocando numerose vittime.
L'11 novembre del 1887, nella stessa città, quattro operai, quattro organizzatori sindacali e quattro anarchici furono impiccati per aver organizzato l’1 maggio dell'anno precedente lo sciopero e una manifestazione per le otto ore di lavoro.

In Italia la festività del primo maggio fu ufficializzata nel 1891, soppressa durante il ventennio fascista - che preferì festeggiare la Festa del lavoro italiano il 21 aprile, in coincidenza con il Natale di Roma - e ripristinata subito dopo la fine del conflitto mondiale, nel 1945.
Nel 1947 la ricorrenza venne funestata a Portella della Ginestra (PA), quando la banda di Salvatore Giuliano sparò su un corteo di circa duemila lavoratori in festa, uccidendone undici e ferendone una cinquantina.
Il 1º maggio 1955, Papa Pio XII istituì la festa di San Giuseppe lavoratore, perché tale data potesse essere condivisa a pieno titolo anche dai lavoratori cattolici.
Dal 1990 i sindacati confederali CGIL, CISL e UIL, in collaborazione con il comune di Roma, organizzano un grande concerto che si tiene in piazza San Giovanni, dal pomeriggio a notte, con la partecipazione di molti gruppi musicali e cantanti, ed è seguito da centinaia di migliaia di persone, oltre a essere trasmesso in diretta televisiva dalla Rai.

In tema di lavoro non possiamo dimenticare l’importantissimo riferimento dell’art. 1, comma 1, della Costituzione italiana : “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro”.
I padri costituenti, attraverso questo richiamo, hanno fondato il concetto di uno Stato che affida al cittadino la responsabilità del proprio futuro e valuta la dignità di ogni individuo in base a ciò che riesce a realizzare, indipendentemente dalle condizioni di partenza. L’idea di “democrazia fondata sul lavoro” ci dovrebbe rimandare ad una società che immagina il lavoro come uno strumento di liberazione individuale e di emancipazione personale. La democrazia stessa si rafforzerebbe proprio grazie a questa concezione: l’impegno ed il merito individuale premiati in una cornice di interesse generale.

Oggi, purtroppo, il lavoro sembra aver perso le sue caratteristiche più profonde: si parla di consumatore e non di lavoratore e la condizione di precarietà del lavoro impedisce a molti la costruzione serena del proprio futuro. Il lavoro appare unicamente come via per la sopravvivenza. Non più un diritto, ma un colpo di fortuna.…ed alle giovani generazioni il dettato costituzionale sembra una fiaba letta in un vecchio libro. Insomma… “l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro… a tempo determinato”.
Non solo precarietà lavorativa: senza un lavoro sicuro e stabile, la possibilità di crescita individuale diventa un miraggio e una società precaria torna ad essere una società immobile, basata sull’appartenenza di classe, fondata sulla fortuna e sul caso.

In questo clima di sconforto, è bello ricordare le parole di Piero Calamandrei, padre costituente.

“Se volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate sulle montagne, dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità andate li, o giovani, col pensiero, perché li è nata la nostra Costituzione.”

Pochi versi a rammentarci che la Costituzione venne scritta con speranze e sogni, non solo con le parole. Per questo non dovremmo mai perdere di vista i valori che tutela. Dimenticarlo significa perdere la capacità di immaginare un mondo più giusto.

…per ritrovare questi valori ha ancora senso celebrare il primo maggio! Buona festa a tutti!

Il Presidente -
Francesca Mansueto

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